Mattino a Bologna
Bologna, s’ode il crepitar
Della pioggia che pigola
Sui portici rossi come le cimase,
Guardo il cielo digrignare
Lungo i colli sepolti dalla bruma,
Ora teneri passi rigogliano
Nel paesaggio tetro che lambisce
Sul solco della solitudine dimenticata
Nell’oblio etereo del tempo funestato
Da dolori, ora candide stelle s’affacciano
Sulla natia città che cinge gli attimi
Illusi del passato ove giace il corpo
Dello sfortunato cane..
Dolce era il suo sguardo..
Ora vengo rapito dal suon della vivace Bologna onde piazza Maggiore s’illumina
Di festa nel tardare del giorno,
Guardo il ciel rifulgere come fanciulle
Perse nel limbo come canto dimenticato
Onde giace la luna intenta ad ascoltare
Le parole melodiose che tessono
I ritmi della natura così Bologna
Saluta il mio cuore che giunge
A viverla, un saluto d’amore