Cosenza, bella città calabrese, era la capitale dell’antico popolo dei Bruzi che venne assoggettato dai romani. Fu un centro di transito sotto Roma nel collegamento tra la capitale dell’impero a Reggio Calabria passando per Capua. Successivamente con le invasioni barbariche decadde e prese a splendere sotto il regno Svevo di Federico II di Svevia, sovrano lungimirante. Egli era il primo già nel ‘200 che voleva unificare l’Italia e nei conflitti in terra santa fu il primo ad usare la diplomazia al posto delle armi. Poi tentando di unificare l’ Italia venne sconfitto dal Papa e lo Stato italiano dovette attendere 600 anni prima di essere unito. Successivamente il pontefice chiamó gli angioini(francesi) che non avevano le simpatie della popolazione mentre Cosenza, cacciati gli angioini visse il suo periodo di splendore sotto gli aragonesi (spagnoli). Fu chiamata L’Atene della Calabria in quei secoli in cui fiorì con l’Accademia ed ospitò il filosofo padre della scienza Telesio. Fino all’arrivo delle truppe napoleoniche fu un centro culturale importante e dopo la Restaurazione con cui i francesi vennero nuovamente cacciati, tornarono i Borboni (spagnoli). Si diffusero le idee del risorgimento e due fratelli veneziani sobillarono un’insurrezione a Cosenza contro i Borboni ma vennero catturati e al grido viva l’Italia vennero uccisi. Giuseppe Mazzini lodó questo coraggio e con la seconda guerra d’indipendenza nel 1860 con cui Garibaldi da Quarto in Liguria sbarcó a Marsala in Sicilia per poi dirigersi verso Teano in Campania dove consegnerà i territori al Re Vittorio Emanuele II, i cosentini accolsero freddamente i Garibaldini. Dopo l’Unità d’Italia si diffusero il brigantaggio e la criminalità organizzata che ancora imperversa. Venne poi pesantemente bombardata dagli Alleati durante la seconda guerra mondiale ed ora sta cercando di rinascere seppure afflitta dalla malavita, dall’emigrazione di massa e dallo scarso interesse per collezioni d’arte come quelle offerte da un noto mecenate cosentino. Si auspica possa invertire la rotta.