Se si dovesse prendere un riferimento per le architetture delle città, prenderei come riferimento lo stile liberty dell’800/900, del periodo della Belle Epoque. Cancellerei l’architettura razionalista di epoca fascista e quella brutalista del dopoguerra. Difatti non c’è paragone tra il liberty e lo stile edilizio propugnato dal ventennio che la destra continua a difendere. La destra e la sinistra devono guardare al liberty, al neoclassico, il rococò ecc. Tutti stili architettonici pieni di bellezza che esaltano il panorama edilizio senza quei grigi edifici del ventennio e del dopoguerra forieri di un periodo buio per l’architettura italiana. Difatti spingono alla depressione quegli edifici razionalisti dove si sono consumate le più feroci sevizie da parte degli squadristi, dei gerarchi fascisti nei confronti di dissidenti o innocenti. La Germania ha giustamente cancellato l’architettura nazista e se l’Italia ponesse fine al pericolo fascista cancellando ogni traccia del periodo, estirpando i germi dell’imperialismo e del nazionalismo che guardi alla romanità in un’ottica imperialista, allora l’Italia potrebbe adottare i canoni risorgimentali e dell’irredentismo che guardi al completamento della Venezia Giulia oltre che abbattere gli edifici del periodo fascista e i loro eredi.