RECENSIONE LIBRO DI G. VERGA – UNA PECCATRICE
Il romanzo breve parla di giovani siciliani che cercano donne. Uno di loro s’innamora follemente di Narcisa, una donna di facili costumi. La segue ovunque a Catania e si dimostra folle per lei tanto da far fuori una persona e rischiare il suicidio venendo rifiutato. Ma non demorde e decide di scrivere un dramma e diventa famoso. Difatti verrà presentato alla stessa Narcisa a Napoli come un grande autore ed ella è curiosa di conoscerlo e di assistere allo spettacolo che avverrà a Catania. Dunque ella si rivede come l’amata e riconosce in tutte le scene la storia che l’aveva colpita, l’amore per lei non contraccambiato. Ella ha un marito, ma nonostante ciò getta al termine dello spettacolo a Pietro Brusio un mazzo di fiori con l’anello. Egli dopo ciò scriverà una lettera, per evitare incomprensioni avendo visto l’anello, alla stessa donna. Ma il conte suo marito e dei padrini sfidano Pietro a duello cui ella supplicó di evitarlo. Pietro ottiene la mano di Narcisa e avrà mesi di amore folle con lei salvo poi non essere ricambiato dalla donna la quale si renderà conto di essere una peccatrice. Non riesce a ricambiare il vero amore per un uomo e decide di suicidarsi con un overdose di oppiacei. Il significato del racconto è pessimistico com’è solito in Verga se nasci in un certo modo finirai la tua vita in egual modo: la donna che andava a più uomini non poteva sopportare l’idea di provare il vero amore per un solo uomo così per dimenticare si lascia andare all’aldilà. È una visione materialista della donna che pecca ma anche realistica giacché al giorno d’oggi pure esse si lasciano andare a più esperienze lasciando gli uomini in solitudine.