Pola, città istriana e ora facente parte della Croazia, è in tutto per tutto parte del retaggio culturale italiano. Difatti case, alberghi, palazzi, terre, monumenti tutto ricorda la nostra patria divelta nonostante gli abitanti di Pola da inglesi e americani furono promessi all’Italia dopo la prima e la seconda guerra mondiale. Al termine della prima guerra, si pretese Fiume e la Dalmazia portando all’ascesa del fascismo, dopo la seconda si scelse di dare la città ai partigiani jugoslavi i quali commisero crimini efferati e rinchiusero vari italiani in campi di prigionia. Come fecero i fascisti ma in territorio slavo, invece i comunisti capeggiati da Tito commisero quei crimini in territori italiani quali carso goriziano, triestino ed Istria inclusa la stessa Pola. Purtroppo i confini segnano un’identità che seppur camuffata da un’ipocrita Europa che scopre dissidi nazionali al proprio interno dettati da politiche statali differenti per salvaguardare ognuno il proprio interesse, ci si chiede quando gli esuli istriani potranno riavere i propri beni confiscati da Tito oltre che l’Italia forse riabbracciare all’interno dei propri confini la martoriata Pola.