Racconto inedito-Matilde e il suo peccato

Matilde attende la sua dipartita con ansia, come colpevole di un misfatto. Ella nasconde un risentimento intriso di crudeltà che s’impernia nel mancato raggiungimento della sua massima aspirazione. La sua gloria è richiesta al santo padre il quale con sagacia dà l’ordine peccaminoso. Ma le realtà cattoliche modenesi si uniscono verso un unico obiettivo: eliminare obiettivi scomodi, ricchi e potenti. Ecco Matilde che cammina con le sue amiche nel suo coraggioso percorso verso il suo spietato destino; Il suo desiderato percorso sereno tange irte difficoltà laddove i parroci cercano di confortarla. Ella in apparenza senza timori, sente dentro di sè uno strappo con nostro Signore dove è costretta a compiere un misfatto pena la morte. Ma ella si vuole vendicare ed é pronta a tutto pur di avere salva la pelle, biasima sé stessa e la sua famiglia, cerca appoggi in gente poco raccomandabile. Dunque, un periodo doloroso quello pandemico dove una croce viene portata sulle spalle da una triste donna, piena di bontà quanto ingenuità. Giovani vogliosi desiderano togliere la vita ad un innocente pur di salvare un loro amico, mingherlino quanto astuto. La città guarda ragazze messaggiare con il cellulare, ormai diventato parte di loro stesse; guardano i social network e si fanno rapire da vogliosi perché il loro scopo è il divertimento, null’altro. Non ambiscono ancora a denaro e successo, ma solo a divertirsi. La città senza eventi degni di nota, senza veri locali per letterati, empie di noia artisti tarpando loro le ali, si stringe attorno a nostalgie comuniste là dove è ancora venerato Mao Zedong. Il lavoro, la frenesia empie le vite dei suoi abitanti i quali spesso viaggiano in cerca di lidi migliori, abbarbicati a una ricerca verso qualcosa di piacevole. In cerca di trovare qualcosa nelle dolomiti o sugli appennini oppure nei divertimenti che offre la nostra riviera. Anche Matilde spesso fugge, oppressa dalla vita mondana modenese. Vaga lungo questa irta patria che tanto rimpiange gli anni di gloria in un percorso ciclico dove popoli e territori possono mutare il loro destino. La città guarda i ricchi diffamare i più poveri, vogliosi di sesso fanno piombare i fragili in tristi percorsi. Modena saluta con provincialismo dicerie fasulle dove il fasto degli estensi è lontano, dove la gente si chiede cosa ne sarà delle loro vite ora che il morbo pandemico riprende vigore.  Ma Matilde sa che tutto ciò è vano, occorre agire in questo mondo spericolato dove il più forte ha la meglio, dove le sue amiche lontane si chiedono se non vada a trovarle. Ella le invidia del loro percorso sereno mentre lei malcapitata si trova a dover agire in modo sadico. Guarda la triste città infiorata da un festival pieno di aspettative ove si colora come il sole splende sui campi salvo presto spegnersi per il resto dell’anno. Triste noia rapprende ove le giovani fuggono verso Milano o l’estero, desiderose di lavoro e vita mondana felice. Matilde sceglie di lasciarsi andare e porre fine al supplizio personale: compiere il misfatto ed arrendersi al destino.

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