A chi comanda
Con sommo stupore denoto il netto taglio che separa due città ferite, Gorizia e Trieste, ove giammai rivangare le tristi epoche di conflitto. Meritatamente un tempo suolo italiano, gli entroterra lacerati da scelte incomprensibili che tanto attestano la prepotenza dei vincitori di fronte ai vinti. Un’ingiusta privazione ha lacerato la Venezia Giulia che vede gli slavi prevaricare con i loro modi violenti e distorti della realtà. Un tiranno quale maresciallo s’impadronì con astuzia quanto sadismo efferato dell’Istria che io surgo rivendicare. L’istria, completa la Venezia Giulia, penisola d’italico splendore dove Roma e Venezia modellarono le città, i leoni di San Marco ancora si scorgono impassibili di fronte alla tragedia dell’esodo. Migliaia d’italiani strappati alla loro terra natìa, che onta! Come tristi risentimenti sgorgano dai triestini che rammentano gli esuli d’istria. Triste Pola in decadenza, unica vera città della Repubblica che voleva rimanere tale, barbaramente sottratta alla nostra Italia, ricordi in memoria della guerra ove partigiani italiani combatterono i fascisti, ma in nome di una strage che seppellì anime innocenti sulla tua spiaggia ora sei popolata da slavi.Istriani! Osservate dirimpetto la Venetia che dominò con garbo sulle vostre strade, che fece dei vostri palazzi uno splendore architettonico. Non si chiede Fiume e la Dalmazia seppur un tempo richieste ora in pace dopo l’ultimo scontro slavo convivono. Si chiede solamente l’Istria affinché il nostro popolo modellato da una lingua forbita possa trovare un barlume di giustizia. E così, le speranze tardano a morire laddove una fiamma ardente anima gli storici d’Italia.