L’eredità veneziana dell’Istria e della Dalmazia

Nell’odierna Croazia dunque in Istria e in Dalmazia la Repubblica serenissima di Venezia estese il suo dominio con pregevoli opere architettoniche rispettivamente per circa 500 e per circa 380 anni. L’Istria e la Dalmazia erano state occupate dai romani in epoca antica e dopo diversi secoli la caduta dell’impero sono passate ai veneziani fino alla loro caduta con l’arrivo di Napoleone nel 1797. Poi passarono all’Austria-Ungheria con la restaurazione ed infine con la Prima guerra mondiale vennero occupata dal regio esercito italiano dato che erano terre promesse nel Patto di Londra. Terminata la guerra, ai tavoli delle trattative di pace il presidente americano Wilson negò secondo il principio di nazionalità, la Dalmazia all’Italia. La popolazione italiana era in maggioranza nell’Istria e nella città di Zara e difatti con il trattato di Rapallo del 1920 l’Istria e la città dalmata di Zara passarono all’Italia, prima della dittatura fascista. Con l’entrata in guerra dell’Italia fascista a fianco della Germania nazista si formò il governatorato della Dalmazia che comprendeva anche Spalato e Cattaro, nell’odierno Montenegro. L’Italia firmò la resa nel 1943 e le città dalmate e l’Istria vennero occupate da un altro dittatore: il comunista Tito. Egli fece credere agli Alleati che Zara fosse un avamposto militare italiano ed essi vi sganciarono svariate bombe che rasero al suolo la città. Dopo il bombardamento la popolazione italiana iniziò a lasciare Zara e con il trattato di pace del 1947 che sancì l’annessione alla Jugoslavia della Dalmazia e dell’Istria, terre dove Venezia ha lasciato un’importante eredità culturale, si ebbe l’esodo della popolazione italiana dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, un esodo di 300 mila persone.

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