Recensione libro di Dino Messina-Italiani due volte-Seconda parte

Il ministro degli esteri di Tito invocava l’unitarietà della regione della Venezia Giulia dove i paesi di campagna a maggioranza slava dovevano essere privilegiati ai centri italiani.
Il nuovo Stato avrebbe offerto alle minoranze e alle componenti etniche parità linguistica ed un equilibrato sistema scolastico ma ciò non avvenne.
Il ministro degli esteri di De Gasperi sosteneva come soluzione più equa l’attuazione della linea Wilson assegnando all’Italia la costa occidentale dell’Istria.
L’Italianità della Venezia Giulia era composita come quella del Piemonte, della Sardegna o della Sicilia testimoniata da monumenti come l’Arena di Pola cui ha seguito il lungo dominio veneziano oltre che infiltrazioni germaniche ed espansionismo slavo.
Dante Alighieri il sommo poeta definì nel Canto IX dell’Inferno i confini orientali dell’Italia a Pola presso il Carnaro.
La Repubblica di Venezia stabilì per quattro secoli un dominio sull’Istria e parte della Dalmazia fino al trattato di Campoformio del 1797.
L’Italianità nella Venezia Giulia, di Fiume e di Zara non si perse anche quando Trieste finì sotto il dominio asburgico.
Nel 1861 la dieta regionale istriana si concludeva con la maggioranza dei deputati italiani così come in Dalmazia.

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