Assistiamo, nel corso di questi eventi, a misure restrittive prese all’unisono da differenti Stati nel mondo derivanti da ciò che ha adottato la Cina. Ma se essa non si può intendere una democrazia, dobbiamo suonare un campanello d’allarme per quanto riguarda altre nazioni.
Se già in Turchia la libera informazione non gode di diritti oltretutto con la persecuzione di diverse etnie tra le quali quella curda, in uno Stato che s’avvicina alle idee razziste di Mussoliniana memoria, in Ungheria Orbàn ha sfruttato la paura del popolo derivante dalla pandemia per instaurare ufficialmente una dittatura, in Russia pare si sia intenzionati a modificare la Costituzione verso un regime autoritario.
È vero che bisognerebbe conoscere da vicino le diverse realtà dei singoli paesi, ma mai quanto ora il diritto alla vita, alla salute e dunque alla libertà dovranno essere irrinunciabili. Per tutti. Dai liberi professionisti ai giornalisti e blogger, ai dipendenti nel pubblico e nel privato, imprenditori, non abbienti: tutti devono avere propri diritti e ricevere assistenza di tipo materiale, sanitaria ed economica al fine di tutelare l’integrità individuale e sociale.
Nessuno può ritenersi: investito del potere divino, imprendiscibile per un popolo e quanto mai incorruttibile.
Dobbiamo prendere atto che in Italia la situazione è tutto sommato equilibrata, ma poniamo attenzione; negli USA ci si dovrà certamente porre il quesito se si potrà ancora continuare con le assicurazioni sanitarie private, con il proliferare indiscriminato delle armi da fuoco e dell’uso aberrante in certi Stati della pena capitale.
Certamente il mondo ha da fare ancora grandi passi in avanti, ma questa pandemia cambierà sicuramente i nostri usi e costumi, le nostre idee, avremo una visione più egualitaria della nostra società laddove il diritto alla salute diventa il punto cardine.
Ma anche l’istruzione e il lavoro sono essenziali in uno Stato che si deve basare anche su questi punti.