Siamo giunti alla seconda fase della pandemia. Viviamo l’alleggerimento delle restrizioni con la riapertura di diverse attività, la distensione del clima di tensione sociale ma con un vivo periodo d’incertezza dal punto di vista politico ed economico.
Dalla visione politica apprendiamo come non vi è una convergenza univoca nei vari provvedimenti da adottare per arginare le conseguenze dell’economia sul piano economico e sullo sviluppo del paese.
Dal resto del continente si prende atto che l’illusione di un’unione europea nei vari settori è reale: non vi sono unioni d’intenti laddove si tastano gli interessi economici e politici di ciascun paese.
La rigidità europea arreca certamente instabilità al nostro Stato il quale si deve riprendere dai contraccolpi dell’economia i cui effetti definitivi li vedremo presto. Sarà un salasso sul piano finanziario, ma sicuramente non fanno bene le varie accuse da uno schieramento all’altro in parlamento. Quanto mai per uscire in un periodo di crisi bisogna capire cos’è che può veramente far rinascere l’Italia senza perdersi in scelte azzardate e poco acute allo stato attuale come il cambio di nomine nei vari enti statali.
Serve un’unione di forze e una visione comune in modo da riuscire a superare il periodo d’incertezza che stiamo vivendo.