Nel libro “Quel giorno sulla luna” Oriana racconta con il suo stile diretto e schietto i giorni dello sbarco sulla luna non risparmiando critiche aspre verso il governo statunitense dell’epoca reo di fare stragi in Vietnam e spendere miliardi per l’impresa spaziale. Vi era la guerra fredda tra USA e URSS e la luna era la meta prefissata che avrebbe dato una spinta alla superpotenza vincitrice nell’infliggere un colpo all’altra.
Oriana racconta non solo delle gioie per la buona riuscita dello sbarco, ma anche dei rischi giacché non vi era un piano ben collaudato per il ritorno sulla luna e vi era il rischio di contaminazione a causa del germe lunare.
Lo stile è diretto e schietto, senza pomposità per cui molto comprensibile.
I personaggi vengono descritti con i loro pregi e difetti, principalmente gli astronauti i quali avevano caratteri differenti. Li accomunava lo scarso senso artistico e modellati dalle varie esercitazioni erano divenuti dei veri robot
da esplorazione. Efficienti quanto inflessibili.
Ciò ci deve far riflettere di come già in passato, agli astronauti tornati dalla luna, erano state disposte le quarantene, perciò questo ci fa capire che sia gli eventi si ripetono in modo ciclico e che prima di essere avventati con una nuova avventura spaziale, dobbiamo calcolarne tutti i rischi.
Pur molto comprensibile e dettagliato, ho trovato comunque il contenuto abbastanza ripetitivo e a volte noioso.